SCRIVERE DI MODA





1804, milano. Il Corriere delle Dame, testata  fondata  da Carolina Arienti, che ne fu anche la prima direttrice, e dal marito Giuseppe Lattanzi, fu uno dei giornali femminili di più lunga durata, che venne pubblicato – sia pure cambiando assetto editoriale, redazione e direzione – fino al 1875. La Arienti si era già distinta per le sue idee rivoluzionarie e progressiste in materia di diritti delle donne, e dunque il giornale da lei concepito non poteva non risentire della sua personalità. Il Corriere delle dame rientra nella tipologia delle prime riviste di consumo, di intrattenimento e di moda che nacquero all’inizio dell’Ottocento e che furono modellate sul formato delle gazzette settecentesche. Fu tra le prime a introdurre delle illustrazioni attraverso i figurini riprodotti in preziose incisioni di rame, evidenziando una vocazione all’utilizzo di moderni mezzi di stampa e di avanzata tecnologia che caratterizzerà le riviste femminili fino ai primi decenni del Novecento. Nonostante il carattere tipicamente femminile, il giornale presentava, oltre ai consueti contenuti – moda, notizie in materia igienico-sanitaria, racconti e poesie sentimentali, cronache teatrali, consigli di galateo e puericultura, sciarade, aneddoti – anche articoli di politica, raccolti nella rubrica Termometro politico, che riportava i fatti più salienti dell’epoca accompagnati da un commento. Alla morte di Carolina Arienti Lattanzi, nel 1818, la direzione del giornale passò a un’altra donna, Giuditta Lampugnani. La firma di Carolina, indicata con le iniziali C.L., continuerà a comparire sul Corriere delle Dame in quanto la nuova moglie del Lattanzi, Vittoria Carolina Pozzolini, omettendo il suo primo nome, inizierà a firmarsi C.L. La rassegna politica si ampliò quando la direzione passò a un uomo, Angiolo Lambertini e ancor più a partire dal 1848, con la creazione di due testate specificamente dedicate alle sarte, Il Corriere delle Mode e La Ricamatrice. Questo permise al Corriere delle Dame di concentrarsi sulla nuova atmosfera di fermento che pervadeva Milano, tanto che nel sottotitolo del giornale comparve la dicitura Notizie politiche. Dopo il 1850 la rivista ripiegò invece su schemi più tradizionali, ricordando alle lettrici i doveri femminili di sempre. Le vicende dell’Unità d’Italia non alterarono la linea di fondo, anche se si affermò una maggiore apertura verso i diritti femminili. Nel 1875 infine l’editore decise di fondere i suoi giornali con quelli della casa editrice Sonzogno, e Il Corriere delle dame chiuse la sua lunga e fortunata esperienza.
La moda ebbe un ruolo centrale nel Corriere delle Dame, che non la considerò un inutile capriccio ma, al contrario, “un grandissimo sussidio all’industria umana” e uno strumento che consentiva alle donne di svolgere un ruolo attivo nella società. L’importanza dell’istruzione femminile veniva poi sottolineata da una serie di articoli e lettere polemiche sulla pretesa dell’uomo di essere il solo ad avere “il sapere bastante per farla da maestro”. Frequente fu la segnalazione alle lettrici di testi di studio e approfondimento e l’apertura di “case d’educazione per giovinette” dove s’insegnavano materie appropriate alle future madri di famiglia. Altro tema che il Corriere si propose di affrontare fu l’attualità, non solo con la rubrica Termometro politico, in cui si trattavano argomenti sino ad allora ritenuti di esclusiva pertinenza maschile, ma anche nelle pagine dedicate alla moda, del resto il collegamento tra moda e politica non era affatto singolare come potrebbe sembrare, poiché i grandi mutamenti storici e sociali avevano determinato vere e proprie rivoluzioni in fatto di abbigliamento: fu infatti proprio grazie ai moti del ’48 che l’Italia, succube per tutto l’Ottocento dello stile francese, riuscì a svolgere un ruolo creativo, elaborando nuove tendenze. I fermenti politici e gli aneliti di indipendenza diedero vita al tentativo di una nuova moda, tutta italiana, quale testimonianza della rinnovata coscienza nazionale. Attraverso l’interesse per il costume Il Corriere delle dame intese dunque compiere un’analisi della situazione storica dell’epoca, ancor più valida in quanto destinata al pubblico femminile, tradizionalmente escluso da una piena e consapevole comprensione della realtà
Barbara Micheletto Spadini )

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